SAN COLOMBANO SENZA REQUIE
Di seguito il racconto di una sconcertata testimone che ha partecipato al pellegrinaggio in onore di San Colombano, una devozione secolare che a metà agosto porta i pellegrini alla chiesetta dedicata al santo abate, sopra l'abitato di Oga Valdisotto, sul crinale a quasi 2500 metri di quota.
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Ieri, venerdì 16 agosto 2024, al Monte San Colombano si è celebrata la tradizionale festa patronale di Oga.
Come ogni anno i pellegrini, sin dalle prime ore della mattina sono saliti al Monte, chi a piedi, chi in bicicletta, chi in trattore, chi in jeep, con il consueto spirito di devozione a San Colombano, patrono del piccolo paesino del comune di Valdisotto.
Quest'anno però la festa è stata caratterizzata dalla presenza massiccia di forze dell'ordine, che, inspiegabilmente, sono state mobilitate dalla mattina, fino a tarda sera.
Durante l'impegnativa e suggestiva salita alla chiesetta, a quota 2475 mt slm, i pellegrini hanno visto giungere alla sottostante piana di San Carlo numerose pattuglie della Polizia stradale, dei Carabinieri, della Guardia di finanza e della Guardia forestale rimanendo basiti e increduli di fronte a un tale dispiegamento di forze dell'ordine. Durante la celebrazione eucaristica svolta ad alta quota il cappellano celebrante ha cercato di marcare l'importanza di mantenere un clima di pace e serenità nonostante evidentemente qualcuno non apprezzasse la presenza dei pellegrini ad alta quota.
Il clima della giornata tuttavia è stato inevitabilmente rovinato perché tutti i pellegrini, giovani e meno giovani, sono rimasti straniti da questa presenza inaspettata e fuori luogo, come se il tradizionale pellegrinaggio fosse diventato un caso di ordine pubblico.
Tutti si domandano chi abbia mai potuto chiamare e mobilitare un così cospicuo numero di forze dell’ordine e quali rischi, quali minacce, quali pericoli per la pubblica sicurezza possano mai essere stati paventati durante un pellegrinaggio di una festa patronale che si celebra dai tempi dei bisnonni. Si vociferava che qualcuno avesse richiesto l’intervento delle forze dell’ordine per un presunto rave party. Che assurdità confondere un pellegrinaggio tradizionale da sempre organizzato nella stessa data e nello stesso luogo con un raduno rave!
L'articolo 658 del codice penale punisce “chiunque, annunziando disastri, infortuni o pericoli inesistenti, suscita allarme presso l'Autorità, o presso enti o persone che esercitano un pubblico servizio”. Ci si chiede se esistano le condizioni per prendere provvedimenti a riguardo.
Già lo scorso anno, la festa di San Colombano era stata funestata da un'evidente interruzione della viabilità causata da un innaturale smottamento di terra creato da attività umana con macchine movimento terra, proprio nella piana di San Carlo sotto il Monte San Colombano. I gestori della malga del posto, sempre dichiaratisi estranei ai fatti, non hanno saputo costudire l’alpeggio loro affidato e il responsabile di tale sfregio alla montagna e alle tradizioni non è mai stato individuato.
Miriam Gasperi
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