IL DEFICIT DI RAPPRESENTANZA
L'analisi di un cittadino sulle prossime elezioni regionali del 12-13 febbraio 2023 e sulle difficoltà nel trovare figure rappresentative che possano incidere significativamente sulla politica territoriale locale.
Lettera in Redazione
Spett.le Alta Rezia News,
in prossimità delle elezioni per il rinnovo del consiglio e presidenza della Lombardia vorrei sottoporre la cosiddetta vexata quaestio (del deficit di rappresentanza) all’attenzione dei valtellinesi ed al prossimo consigliere in pectore che verrà eletto in Regione.
Il deficit di rappresentanza svuota del suo contenuto il significato dell’espressione “Democrazia Rappresentativa” in un territorio. Non è accettabile che un territorio vasto, poco abitato, con un confine di Stato ed una orografia totalmente montana che interclude 1/7 del territorio lombardo abbia in Regione un solo consigliere delegato a rappresentalo.
Quando nelle democrazie occidentali, di fatto, viene meno il rapporto fiduciario fra l’elettorato e il potere decisionale centralizzato nascono i conflitti, anche violenti, come già sta accadendo in America: megalopoli sulla costa vs entroterra rurale.
Nello specifico il conflitto accade perché il rapporto (“peso politico”) della Città metropolitana di Milano è sovradimensionato rispetto ai territori rurali di Provincia, come quella di Sondrio, che ha un’infinitesima voce in capitolo sul decisore amministrativo/legislativo della Lombardia. In provincia di Sondrio l’unico consigliere regionale che verrà eletto il prossimo febbraio rappresenterà un territorio totalmente montano e rurale, esteso ma poco abitato. Il citato deficit di rappresentanza politica-territoriale si evidenzia dal fatto che rispetto alle altre province lombarde quella di Sondrio (dopo la provincia bresciana) con i suoi 3.200 kilometri quadrati è l’unica Provincia con un solo delegato a rappresentare un territorio esteso per ben 200 Km, da Livigno a Madesimo.
La Regione Lombardia, infatti, assegna ad ognuna delle 12 Province i seggi in base ai quozienti interi della circoscrizione elettorale. Vale a dire, il numero di abitanti della Lombardia viene suddiviso per il numero di seggi (79 consiglieri +1 presidente = 80) da eleggere. Per ottenere uno degli 80 seggi occorrono 122.000 abitanti (quoziente: popolazione Lombardia/80 seggi). La Provincia di Sondrio con i suoi 180.000 abitanti ottiene solo un seggio (!) con 58.000 c.d. resti elettorali che non contribuiscono ad ottenere un ulteriore seggio, cosa che, invece, avviene in altre province lombarde. Ciò mi pare discriminante se confrontato con altre province lombarde, in quanto rilega la circoscrizione della Provincia di Sondrio ad un sistema elettorale di fatto uninominale-maggioritario senza il voto di preferenza, tranne quello riferito a Uomo/Donna.
In altre 7 delle 12 province lombarde (che hanno di per sé più seggi perché densamente abitate) i resti elettorali contribuiscono ad ottenere un seggio di rappresentanza territoriale aggiuntivo. Lì i resti contano, in Valtellina no! Nella città metropolitana (ex Provincia) di Milano - con oltre 3 milioni di abitanti su un’estensione territoriale che è meno della metà di quella della nostra provincia interamente montana - i cittadini milanesi in ogni lista di partito possono esprimere due preferenze all’interno della stessa lista, Uomo/Donna fra i 25 candidati della lista. Anche se le liste sono bloccate (nel senso che non si possono modificare) saranno eletti i candidati che avranno ottenuto il maggiore numero di preferenze.
La circoscrizione elettorale di Milano dispone di 24 + 1 seggi. Perché + 1? Uno in più perché il quoziente (popolazione/seggi) ha 90.000 resti elettorali mentre noi “provinciali” solo 58.000. Il Milano-centrismo lombardo applica alla lettera il Vangelo: a chi ha, sarà dato (un seggio in più), a chi non ha, verrà tolto. Anche se la legge che regolamenta le elezioni regionali rispecchia il dettato costituzionale dell’uguaglianza dei diritti per i cittadini, di fatto questo principio non è applicato né garantito, per il semplice motivo che la circoscrizione della Provincia di Sondrio è a tutti gli effetti un collegio uninominale maggioritario senza preferenza, tranne quella di genere, come già detto. Viceversa, nelle altre province lombarde e nelle rispettive circoscrizioni vige (e viene attuato) il sistema proporzionale-plurinominale con preferenza in ogni lista fra i candidati, che sono in competizione nella campagna elettorale per ottenere il seggio in Regione.
In conclusione, la tanto declamata Autonomia della Provincia di Sondrio per tante ragioni non è auspicabile. Con l’elezione di secondo grado dell’amministrazione provinciale introdotto dalla famigerata legge Del Rio le comunità non possono decidere con il voto da chi essere amministrati, il fatto aggrava il deficit democratico di rappresentanza, ed anche l’identità stessa di una comunità rappresentata da anonimi soggetti cooptati .
La mappa elettorale della Provincia ha cambiato colore con le ultime votazioni. Sarebbe cosa buona e giusta se il prossimo consigliere regionale iniziasse un iter per rimodulare il numero dei seggi da assegnare in ogni circoscrizione lombarda su base elettorale differenziata. Visto che da Statuto e Legge dello Stato non si possono superare 80 consiglieri, la Regione Lombardia avrebbe comunque la potestà di costituire delle circoscrizioni con Quoziente variabile: popolazione/seggi in proporzione anche all’estensione territoriale e densità abitativa. La Provincia di Sondrio suddivisa in “terzieri” con un delegato circoscrizionale ogni terziere sarebbe il c.d. desiderata. Terziere dell’Alta Rezia, Terziere di Valtellina e Terziere di Valchiavenna. Questa è la Democrazia rappresentativa: dare a ogni territorio una voce in capitolo, non solo i titoli di coda.
Silvano Marini
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