TRAFORO DELLO STELVIO: UN PROGETTO CONDIVISO
C’era grande attesa a Bormio per l’incontro pubblico di ieri, martedì 5 dicembre 2017, in cui è stato presentato lo studio di prefattibilità sul Traforo dello Stelvio, opera su cui ultimamente la Regione Lombardia – in particolare con il Sottosegretario Ugo Parolo – sta puntando molto, per implementare i collegamenti con il Nord Europa e soprattutto per far sì che la Valtellina – e di riflesso tutta la Lombardia – possa entrare a far parte di una rete sistemica all’interno della quale già detiene un posto prioritario per la sua collocazione geografica. Dopo i primi approcci con i “dirimpettai” della provincia di Bolzano, con i quali sono stati instaurati in questi anni dei cordialissimi rapporti di fiducia, i primi importantissimi passi nella direzione di questo “sogno” sono stati fatti con l’accordo firmato il 27 luglio 2015 al passo dello Stelvio tra Regione Lombardia e Provincia autonoma di Bolzano, in base al quale si sono definite delle azioni comuni per la valorizzazione dell’intera area che gravita intorno allo Stelvio e all’eventuale Traforo; ciò significa che il progetto del Traforo diventerebbe solo un tassello di una politica molto più ampia volta a sviluppare l’intero territorio transfrontaliero, con l’ineludibile coinvolgimento anche del Parco Nazionale dello Stelvio. Il pubblico ha potuto constatare con piacere la piena disponibilità dichiarata a nome della Provincia autonoma di Bolzano da parte del suo vicepresidente Richard Theiner, presente all’incontro: “il tunnel è un’opportunità per tutto il territorio e anche per noi”, a condizione che il Traforo sia di tipo ferroviario. La giunta di Bolzano, infatti, sta puntando da ormai un ventennio a un sistema di trasporti su rotaia ed è sorprendente sapere che attualmente la linea Merano-Malles (una piccola tratta che è stata riattivata negli ultimi 20 anni con un’oculata politica di interventi) trasporta circa 1,5 milioni di passeggeri l’anno e si punta addirittura ad arrivare a 3 milioni nei prossimi tre anni. In Italia la ferrovia – fatta eccezione per la TAV – è spesso sinonimo di abbandono, di obsolescenza e di rinuncia. Il modello venostano ci dimostra il contrario! Il Traforo dello Stelvio, in questo senso, potrebbe aiutare la Valtellina e la Regione Lombardia ad elaborare strategie di sviluppo alternative all’automobile (come la tanto vagheggiata linea Tirano-Bormio) e addirittura fare da propulsore a un sistema di trasporti più organico ed articolato su tutto il territorio (migliori collegamenti pubblici con le frazioni e con i capoluoghi). La Valtellina e la Regione Lombardia diventerebbero pioniere di un vero e proprio uno sviluppo integrato che non tralascia la periferia anzi, la coinvolge e la trascina (una delle condizioni essenziali affinché i giovani non abbandonino la montagna).
Due milioni di euro messi sul piatto per questo progetto; il 5% è stato speso sinora per elaborare lo studio di prefattibilità, un’opera di 700 pagine e 20 elaborati prodotti in 5 mesi di lavoro. Ben tredici le alternative ipotizzate: 7 relative al progetto di un traforo stradale, 6 relative a un traforo ferroviario. Diversi percorsi, diverse lunghezze (da 14 km a 28 per la strada, da 32 km a 35 per la ferrovia), diversi costi (da 0,85 a 1,3 miliardi per la strada, da 1,1 a 1,3 miliardi per la ferroviaria, diversi punti di ingresso a diverse quote di altitudine, diversi scenari. Lo studio, naturalmente, è preliminare e quindi le proiezioni potrebbero discostarsi da quanto supposto, in senso negativo ma anche positivo! (Basti pensare all’incognita relativa al tipo di roccia che si verrà ad incontrare, potrebbe essere roccia solida e buona, oppure roccia che necessita di ulteriori interventi). È stato anche delineato un possibile bacino di fruitori in relazione all’utilizzo del Traforo e in tal senso i progettisti hanno previsto che la domanda di traffico potrebbe essere maggiore se legata alla soluzione ferroviaria, abbinando trasporto di persone e trasporto di autoveicoli, anziché a quella stradale.
L’attenzione e la partecipazione in sala sono state alte: molta condivisione da parte delle numerose autorità presenti, molti ringraziamenti agli antesignani di questa idea (in particolare al Rotary Club), molte domande suscitate dalla curiosità e dall’interesse generati da un progetto che – se attuato – cambierebbe enormemente la percezione turistica, l’appeal, la mobilità e forse anche la mentalità di tutti noi. Come ha detto bene il Sottosegretario Ugo Parolo – che sta lavorando alacremente affinché questo “sogno” si possa concretizzare per le future generazioni – “il tunne diventerà un elemento di crescita, di arricchimento e lo scambio con le popolazioni vicine aiuterà sicuramente anche noi ad evolverci”; non solo, ma sarà il tassello di una rete sovranazionale che contribuirà a restituire alle Alpi quella centralità di cui anche noi siamo parte integrante.
Chiunque voglia far pervenire il suo contributo può scrivere alla seguente casella mail: [email protected]
Anna
foto: il Casino dei Rotteri al Passo Stelvio nel 1895 (archivio Rodolfo Ontertoller)
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