COMUNE UNICO DELL’ALTA VALTELLINA: IL CONFRONTO ED IL DIBATTITO CONTINUANO
Il dibattito sul tema impellente del comune unico fa tappa a Valfurva: nell’auditorium di Sant’Antonio, sabato 25 febbraio 2017, si è intavolata la seconda serata di discussione sulla possibile apertura delle amministrazioni comunali al disegno di un unico Comprensorio amministrativo, grazie al quale l’Alta Valle si possa presentare come una sola realtà non solo dal punto di vista turistico territoriale, ma anche politico.
Il pubblico ha avuto modo di ascoltare per tre ore abbondanti il pensiero e gli intenti dei relatori: il Presidente della Comunità Montana Alta Valtellina Raffaele Cola, l’imprenditore turistico Maurizio Gandolfi, il sindaco di Valdidentro Ezio Trabucchi, il comune di Valfurva nelle persone del sindaco Angelo Cacciotto e del vice sindaco Luca Bellotti, e ancora Francesco Grimaldi presidente dell’Ordine commercialisti Provincia di Sondrio, Adriano Martinelli assessore del comune di Valdidentro ed infine Stefano Faifer segretario dell’Unione Sportiva Bormiese e responsabile del settore comunicazione Usb. Presenti in sala anche alcuni rappresentanti del comune di Bormio: il sindaco Roberto Volpato con l’assessore Roberto Spechenhauser e il vice sindaco Giuseppe Rainolter.
Buona parte dei contenuti di questa serata hanno ricalcato quelli già trattati nel precedente incontro tenutosi quattro mesi or sono a Valdidentro, con il quale si era dato avvio a questa fase interlocutoria allo scopo di aprire un confronto sul comune unico ed informare la popolazione sulle possibilità di un progetto che – se condiviso – potrebbe rivoluzionare l’assetto dell’Alta Valle. Tuttavia ciò sarà possibile solo se la cittadinanza sarà parte attiva e soprattutto se ci sarà comunione di intenti tra amministratori e amministrati. Se è vero, infatti, che da parte di qualche istituzione comunale si sta proponendo la questione in modo più diretto e intraprendente, da altre parti si intuiscono molte riserve in ordine alle modalità partecipative degli incontri e soprattutto al consenso dei cittadini/elettori di fronte a un progetto totalmente estraneo al programma elettorale per cui hanno espresso il loro voto.
Molti relatori hanno sottolineato i benefici di una scelta che renderebbe l’Alta Valle il secondo comune della Valtellina per numero di abitanti (14.000 abitanti) e il quarto in Italia per estensione territoriale, con un ulteriore elemento di prestigio dato dalla presenza di un’area naturalistica protetta come quella del Parco Nazionale dello Stelvio. Sarebbe quasi superfluo elencare i vantaggi che deriverebbero da una gestione unificata del territorio e dei beni sociali, evitando tutte quelle incongruenze che flagellano i cittadini e rendono difficoltoso districarsi tra i meandri della pubblica amministrazione. Il comune unico, inoltre, potrebbe rappresentare l’alternativa più valida per la sopravvivenza delle piccole realtà locali, ormai asfissiate da una burocrazia cavillosa e paralizzante, senza dimenticare che lo stato fornisce apprezzabili incentivi a chi compie questo passo (tra cui un recupero della capacità di spesa grazie ad apposite deroghe sul patto di stabilità).
Si tratta ovviamente di un percorso che non potrà essere realizzato a breve, anche perché ben tre delle attuali amministrazioni andranno al voto nei prossimi mesi; l’intento, tuttavia, è di cominciare a segnare la strada e fare in modo che ci sia, anche a livello della cittadinanza, una maturazione verso questo tema perché “per fronteggiare le sfide odierne serve un centro di organizzazione consapevole” (Bellotti), servono condivisione e co-progettazione sia per mantenere (e possibilmente migliorare) il livello dei servizi, sia per diventare più competitivi e appetibili sul mercato turistico, sia infine per evitare lo spopolamento e quindi la perdita di identità territoriale. Qualche passo avanti in quest’ottica è già stato fatto, basti pensare al “grande lavoro diplomatico” che ha portato all’applicazione in ogni comune dell’imposta di soggiorno, agli accordi raggiunti sull’utilizzo dei soldi spettanti ai comuni confinanti, ai progetti condivisi sui fondi delle Aree Interne, l’uso dello stesso logo per presentare l’offerta turistica sotto un aspetto più unitario e comprensoriale, i tavoli aperti con il Parco dello Stelvio, la stessa Bormio Marketing che si accinge a ripartire… sono tutti fermenti che vanno nella direzione di una compartecipazione di idee e di propositi per promuovere meglio tutto il territorio.
Francesco Grimaldi lo ha sottolineato molto bene nel suo intervento incentrato sul ruolo degli impianti di risalita: “è necessario fare rete e che tutto diventi funzionale al sistema turistico. È necessario un patto territoriale in cui ogni soggetto deve gestire le infrastrutture a determinate condizioni, con una visione di insieme turistica”. Il problema degli impianti, ad esempio, non può essere liquidato semplicemente con la loro chiusura, perché questa comporterebbe delle ricadute estremamente negative dal punto di vista occupazionale; bisogna fare in modo di creare una visione strategica di insieme per far sì che anche il turismo invernale torni ad essere competitivo, ma per poter creare dei progetti mirati bisogna attualmente far fronte a una miriade di piccole realtà comunali, laddove invece un unico interlocutore renderebbe più facile affrontare queste problematiche.
Un esempio di lungimiranza e di coesione per l’Alta Valle lo offre l’Unione Sportiva Bormiese, ormai attiva da 39 anni. Ebbene in questo lasso di tempo è stato possibile creare un polo sportivo coordinato ed efficace al punto da diventare non solo un riferimento sportivo anche al di fuori della Valtellina, ma pure una “macchina” capace di generare contratti che garantiscono presenze e flussi turistici davvero importanti. L’Unione Sportiva Bormiese davvero può ben dire di essere super partes e di essere riuscita a realizzare in ambito sportivo ciò che si sta cercando di fare a livello amministrativo. Ma ciò è stato possibile per una serie di motivi: anzitutto per una certa continuità di intenti nelle persone che da sempre ne coordinano le attività, poi per la forza straordinaria del volontariato, vero motore dell’USB, ed ancora per la collaborazione fattiva con tutte le altre associazioni presenti sul territorio, che dà vita a situazioni positive di scambi reciproco, ed infine per la fiducia che tutta la popolazione ha risposto e continua a riporre nell’associazione. Certo, c’è stato un lavoro lungo per arrivare a questo risultato, ma ciò non si sarebbe mai potuto raggiungere se non si fossero creati i presupposti.
Perciò, anche per il comune unico, la domanda di tutti è la stessa del signor Alberti: c’è la volontà politica per farlo? Ma soprattutto, c’è la volontà di superare le ruggini, gli antagonismi personali, le individualità territoriali? Le punzecchiature, più o meno velate, cui abbiamo assistito ieri sera suggeriscono che ne siamo ancora lontani. Ecco, su questo aspetto, forse, si gioca la partita del comune unico, ancor prima che sull’adesione della massa.
Anna
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