AFFRESCHI DELL’ALTA VALTELLINA: UN PATRIMONIO DA CONOSCERE E VALORIZZARE
Che il nostro patrimonio artistico valtellinese sia di indubbio valore, oltreché in gran parte da scoprire e valorizzare per la sua unicità, è cosa risaputa, anche se le difficoltà economiche inducono spesso a trascurarlo e a minimizzare l’apporto che questa fondamentale risorsa potrebbe offrire alla società. Di ciò se ne è avuta conferma nella serata di sabato 12 dicembre 2015 a Bormio.
La sala riunioni della Banca Popolare, infatti, ha ospitato una conferenza (in parte videoconferenza) organizzata allo scopo di presentare una ricerca dell’università di Grenoble che ha interessato non marginalmente anche la Valtellina. Il comune di Bormio, il Museo civico di Bormio, il Centro Studi Storici Alta Valtellina e soprattutto l’associazione Ad Fontes, che da un decennio opera sul territorio della diocesi di Como per promuovere la diffusione della conoscenza in tutte le sue forme, si sono fatti portavoce della eccezionalità di questo lavoro condotto dal ricercatore francese Damien Bigini, che ha scandagliato a fondo gli affreschi – e l’arte figurativa in generale – dell’Alta Valle e che, grazie all’interessamento di Ad Fontes, è stata riprodotta su formato digitale e resa disponibile in versione ebook. Si tratta di un corposo studio che ripercorre alcuni secoli di storia pittorica proponendo interessanti prospettive di lettura e di interpretazione e che in alcuni casi contribuisce a ripristinare verità in passato disattese a causa di attribuzioni frettolose o poco chiare. La ricerca, in realtà, fa parte di un progetto assai più vasto che si chiama Prealp: si tratta di una vera e propria banca dati iconografica che “ha come obiettivo di proporre ad un vasto pubblico di conoscitori la consultazione ragionata dell’insieme dei dipinti murali medievali (1200-1540/50) conservati negli edifici religiosi e profani dell’arco alpino”.
Il lavoro di Damien Bigini, svolto in collaborazione con Dominique Rigaux, ha portato alla schedatura di centinaia e centinaia di opere distribuite sul nostro territorio e meritevoli di attenzione perché con il loro linguaggio espressivo consentono una ricostruzione della storia stilistica del Bormiese. All’interno dei due ebook, uno testuale e uno di immagini, scorrono cinque secoli di produzione pittorica che mettono in luce la tradizione e il gusto iconografico locale; il lavoro dei maestri e delle botteghe artigianali si eseguiva in base alle richieste della committenza, ma era soprattutto il frutto di una specificità culturale locale attraverso la quale si esprimeva la devozione popolare, come ben dimostra il ricorso a temi particolari (su tutti quello della Virgo Lactans). La Valtellina rappresenta in questo senso una terra ideale per gli scopi della ricerca, perché consente di indagare la permanenza o la rottura degli stilemi in uso nelle rappresentazioni figurative e, conseguentemente, il loro radicarsi o meno nella memoria collettiva.
Oltre allo stesso Bigini si sono avvicendati al microfono Ugo Zecca, Giampaolo Angelini e Manuela Gasperi. Ugo Zecca, presidente dell’associazione Ad Fontes, ha esposto le motivazioni che hanno spinto il comitato scientifico dell’associazione a pubblicare la ricerca del Bigini, motivazioni che sono riconducibili alle finalità intrinseche di Ad Fontes: divulgazione della conoscenza attraverso prodotti scientificamente fondati. La pubblicazione dei due ebook, scaricabili dal sito dell’associazione, rientra anche nel ciclo di attività pensate per celebrare il decennio della fondazione della stessa Ad Fontes. Lo studioso Angelini ha fornito alcune precisazioni sul contenuto degli ebook, soffermandosi in particolare sul concetto di “usura del tempo” delle immagini e sulla “sfortuna critica” di cui sono state oggetto nel corso dei secoli; il volume, infatti, è incentrato non solo all’aspetto iconografico ma anche sulla ricezione e la fortuna che questo dipinti hanno avuto. Ha quindi tratteggiato una panoramica degli eruditi che si sono spesi per la valorizzazione dei beni artistici locali, a partire dall’arciprete di Bormio Tommaso Valenti che nell’800 descrisse per primo le iscrizioni e gli affreschi del Bormiese (molti dei quali oggi sono perduti), passando per il Malaguzzi Valeri, l’Urangia Tazzoli, Roberto Togni, sino all’attuale censimento del francese Bigini. Accenna, infine, ad alcune figure nodali della pittura locale, che hanno incarnato linguaggi stabilizzati o di svolta: Giovanni De Magistris, Vincenzo De Barberis, Cipriano Valorsa, De Buris, Caivan. Ha chiuso la conferenza Manuela Gasperi con una breve esposizione sul crocifisso del Cortivo, recentemente scoperto e restaurato, e sulla mostra appena conclusa presso il museo di Bormio.
Anna
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