LETTERA A MATTEO: IL SILENZIO CHE SI FA VOCE

2
min di lettura

LETTERA A MATTEO: IL SILENZIO CHE SI FA VOCE

Ven, 18/10/2024 - 09:41
Pubblicato in:
L'anniversario di Matteo Baumgarten nelle riflessioni dei genitori

Ai più sembrerà straniante, ma circondarsi di silenzio rappresenta un vero balsamo per l’animo umano perché permette di riconciliarci con la parte più intima di noi stessi. Guardare dentro di noi richiede coraggio e maturità, a volte ci si spaventa persino dagli interrogativi che sorgono e ai quali è difficile dare risposta. Ma se l’uomo perdesse completamente la propria capacità introspettiva, si ridurrebbe a un guscio vuoto; perciò, le parole di Matteo risuonano estremamente attuali e necessarie: alleniamoci anche al silenzio.


Caro Matteo,

in un’epoca dove il frastuono sembra regnare sovrano, la frase “il silenzio è l’unica lingua che comprendo,” risuona come un’eco di antica saggezza. Ne abbiamo parlato a più riprese e tutte le volte, non appena ci accingevamo a riflettere sul silenzio e tentavamo di darne una definizione, risultava chiara la complessità e l’importanza di questo concetto.

Non per nulla, dall’antichità fino ad oggi, esso è stato oggetto di speculazioni filosofiche e teologiche, nonché di richiami poetico letterari. In tutti i modi concordavamo sul fatto che questo grande interesse testimoniasse l’essenziale legame esistente tra il silenzio e il mondo, l’uomo, il linguaggio, l’arte.

Per questo ci piace tornare su alcuni concetti che insieme abbiamo a più riprese approfondito. Il silenzio ha per l’uomo una moltitudine di valenze. È innanzitutto una dimensione in cui cercar rifugio da una realtà esterna. Il silenzio aiuta a pensare, a concentrarsi, a ritrovare sé stessi e ad ascoltarsi. In esso l’uomo genera idee con la tranquillità dovuta ad una temporalità nuova: tutto è più lento e dilatato.

Il silenzio è poi protagonista dei momenti più importanti della vita di ogni uomo e, come afferma G. Leopardi, “è il linguaggio di tutte le forti passioni, dell’amore, dell’ira, della meraviglia, del timore”.

Fra tutte queste passioni, la tua attenzione era attratta soprattutto dall’amore. Quando si è innamorati – dicevi – il silenzio acquista un valore speciale. La grande intimità tra due amanti rende le parole un qualcosa di troppo; si sviluppa una sorta di empatia per cui, in silenzio, si condividono pensieri e sensazioni. B. Pascal diceva che “in amore un silenzio ha più valore di una parola”.

Inoltre, il silenzio, come tu amavi spesso ripetere, è intimamente legato alla morte. Chi muore entra per sempre in una dimensione di silenzio e chi assiste alla morte altrui, ha bisogno di silenzio e di raccoglimento.

Durante una delle tue tantissime ricerche eri riuscito a scovare una breve poesia del poeta livornese Giovanni Marradi (1852/1922), che avevi sottoposto alla nostra attenzione e che, penso, possa essere opportunamente considerata ad integrazione di queste riflessioni:

Tacitamente nevica sui rami,

sui campi muti; e tutto imbianca un gelo,

tutto agghiaccia un oblio. Par che dal cielo

piova silenzio, e pare un sogno il mondo.

Il momento della neve rappresenta – sono parole di Gianfranco Ravasi – un’esperienza di silenzio: la neve non ha il fragore del tempo reale o il picchiettare della pioggia battente, è tacita e genera attorno a sé un alone di quiete, anche perché le auto non possono più sfrecciare e i rumori si attutiscono. “Non uscire di casa. Resta al tuo tavolo e ascolta. Non ascoltare nemmeno, aspetta soltanto. Non aspettare neppure, restatene tutto solo e in silenzio”. Era il grande Franz Kafka nel suo “Quarto quaderno in ottavo” a lanciare questo appello che facciamo nostro. Riflettere, meditare, contemplare sono atti silenziosi che si aprono però sulle parole più importanti, sulle azioni decisive, sul mistero che è in noi e che è oltre di noi.

Purtroppo, però – come osserva giustamente un nostro carissimo amico – oggi nevica poco o per niente, anche in montagna… Per giunta si scorda che i cristalli di neve sono diversissimi tra di loro: come i nostri pensieri.

Ti vogliamo sempre tanto bene

                                                La mamma e il papà