Dino Buzzati “Uno ti aspetta”
In tanti ieri sera hanno preso parte alla conferenza presso la Sala “Besta” della Banca Popolare di Sondrio dal titolo “Dino Buzzati - Uno ti aspetta”. Ad introdurre il pubblico all’universo dei racconti e dei romanzi più celebri di Buzzati è stato Pietro Baroni, docente originario di Sondrio trapiantato in Toscana e direttore dei “Colloqui Fiorentini”, rassegna che da 21 edizioni ripercorre, anno dopo anno, i maggiori autori della letteratura italiana. L’iniziativa rientra nel progetto “La cultura rinasce (e passa in Valtellina)”, promosso dalla Cooperativa Nicolò Rusca Onlus - Istituto Pio XII in collaborazione con Ufficio Scolastico Territoriale di Sondrio e Scuole Polo Ic “Paesi Orobici” di Sondrio e “Istituto Alberti” di Bormio, grazie al contributo di Fondazione Cariplo.
“Speranza”, “bellezza”, “tempo” e “mistero” sono solo alcuni dei concetti affrontati nel corso della serata ripercorrendo le opere del poliedrico autore di Belluno che, come sottolineato dal relatore, «potrebbe essere considerato il Leopardi del ‘900». Un’interessante analisi che ha permesso al pubblico di scoprire come fra le pagine di Buzzati ricorra spesso il tema della speranza «che domina oltre ad ogni delusione e al di là di ogni amarezza, l’unica cosa che permette all’uomo di poter andare avanti, così come traspare dal racconto “Sciopero dei telefoni”». Ma questa speranza come si sostanzia? «Nei testi di Buzzati è sempre innescata da una “promessa” che, a sua volta, è generata dalla “bellezza” della realtà come la luna, le stelle o le amate Dolomiti fra cui l’autore è nato e cresciuto. È come se la bellezza dicesse all’uomo: “ti prometto la felicità”. E, lo spettacolo della bellezza, non è un punto di arrivo ma un inquieto punto di partenza da cui scaturisce il movimento. Nel racconto “Plenilunio”, ad esempio, Buzzati si domanda: “Perché questa bellezza struggente? Da dove viene?”. Lo spettacolo della bellezza suscita quindi delle domande».
Una bellezza inquieta e destabilizzante, capace di attrarre e far paura al tempo stesso, in grado di mettere in discussione ogni cosa. «Ma perché la bellezza è così attraente? Perché risveglia la speranza e, in un certo senso, regala una promessa di felicità – ha spiegato Baroni –. Per Buzzati vivere significa aspettare. L’attesa e la speranza sono la grande risorsa dell’uomo e sono innescate dalla bellezza. Ma la bellezza fa paura al sistema perché rende l’uomo libero da ogni forma di potere e lo mette in rapporto con il mistero. Nel 1949 scrisse il racconto “Le montagne sono proibite”; per lui le montagne furono la bellezza, la speranza. Se la bellezza è proibita allora c’è una guerra da combattere: non la guerra che oggi ci spaventa tutti, ma la guerra del potere che cerca di addormentare il desiderio. Anzi, se l’uomo fosse un po’ più consapevole di essere fatto per la bellezza le guerre non si combatterebbero. Ed è in questa guerra per tenere viva l’attesa della bellezza che si formula il suo concetto di tempo. Secondo l’autore la realtà, la vita, è “piena-vuota”. Una specie di ossimoro. Uno scarto fra quello che la realtà suscita come speranza e quello che poi accade. In Buzzati il tempo è sempre la percezione di un’occasione persa. I suoi personaggi, infatti, si accorgono del tempo solo quando comprendono che la loro grande occasione è stata persa».
Ma è il concetto di misero uno dei temi più ricorrenti di tutta l’opera dell’autore. «Il mistero non è qualcosa di particolarmente strano o enigmatico ma è la realtà stessa e la sua bellezza – ha sottolineato Baroni –. La vita è un rapporto instancabile con il destino. Ma il destino per Buzzati è un appuntamento che il mistero dà all’uomo. Nel racconto “Uno ti aspetta” non si sa chi sia questo “uno”. Ma è una persona buona che aspetta proprio te. Qualcuno a cui passiamo accanto e che magari non vediamo. L’uomo è capace di intercettare questa “chiamata” quando è più sincero con se stesso. Noi viviamo solo quando ascoltiamo questa chiamata, questo appuntamento. Per Buzzati la vita è l’incontro con l’ignoto e con il mistero che vale la pena di essere vissuto, anche quando si rivela tragico».
Il prossimo appuntamento è con la musica. Sabato 21 maggio, protagonista della rassegna sarà il “Concerto Jazz e musiche popolari” tenuto dal Quartetto composto dalla voce solista di Clelia Di Capita accompagnata da chitarra, contrabbasso e percussioni della band proveniente dal Conservatorio di Bologna. Il concerto si terrà alle ore 20.45 presso il Teatro “Don Chiari” dei Salesiani di Sondrio. Ingresso libero.
Ufficio Stampa UST
- 312 viste