SONDALO: NATALINA PINI DI GROSIO VINCE IL CONCORSO DI POESIA DIALETTALE 2017

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SONDALO: NATALINA PINI DI GROSIO VINCE IL CONCORSO DI POESIA DIALETTALE 2017

Sab, 08/04/2017 - 22:04
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Sul podio i componimenti di Giovanni Peretti e Paolo Piani. Una quarantina le poesie presentate

Quando nel 2011 fu varata la prima edizione del concorso provinciale di poesia dialettale si pensò di provare a far uscire il dialetto dalle ristrette delimitazioni territoriali e a riconoscergli un valore letterario; il Centro Studi Storici Alta Valtellina, che fu tra i promotori insieme alla Provincia di Sondrio e al comune di Sondalo, ha sempre avuto molta attenzione verso il dialetto, tuttora radicato nelle nostre realtà e in quelle limitrofe della Val Poschiavo e Val Bregaglia. Tuttavia l’indizione di un concorso di tal genere implicava uno sforzo creativo notevole ai partecipanti, perciò fu una scommessa dall’esito non scontato…a distanza di sei anni possiamo dire che la proposta è stata accolta con un favore ben al di là delle più rosee aspettative, tanto che giungono richieste di autori provenienti da vallate extraprovinciali e addirittura vi è qualcuno che partecipa assiduamente nonostante il Regolamento lo collochi come “fuori concorso” (l’affezionato Giancarlo Maculotti di Ponte di Legno).
L’edizione 2016/2017 ha fruttato 37 poesie che si dispiegano per tutta la Valtellina e la Valchiavenna, da Livigno a Novate Mezzola, con una puntatina anche nel Canton Grigioni (Brusio e Poschiavo) e in Valcamonica (Ponte di Legno).
Lavoro certosino da parte della giuria per arrivare a scremare sia le dieci finaliste che hanno ricevuto un omaggio sia le quindici poesie totali che sono state lette durante la serata di venerdì 7 aprile 2017 davanti al pubblico accorso al Centro Polifunzionale di Sondalo. Elia Tomè, Valentina Cardoni, Emanuele Mambretti, Cristina Pedrana, Rita Pezzola, Giovanni Ruatti e Daniela Maffi hanno avuto un bel da fare nella scelta dei componimenti, ognuno dei quali racchiude l’estro di colui che l’ha prodotto e il respiro vitale della realtà che ha voluto rappresentare.
Il dialetto, infatti, aderisce alla quotidianità come un guanto; esprime genuinamente e schiettamente il sentire della gente (non per niente il dialetto è la “lingua-mamma”, come l’ha definita Gisi Schena); ci proietta in una dimensione pittoresca e intima del tempo e talvolta ci fa emozionare come mai la lingua italiana riuscirebbe a fare (toccante la poesia che narra la tragedia, realmente accaduta, del piccolo “Pinin” Rocca, seconda classificata).
I lettori si sono avvicendati sul palco presentati da Gisi Schena: emozionati per l’inaspettata occasione e soprattutto fieri di sentirsi portavoce della loro identità dialettale. Non si sono limitati a leggere, né semplicemente a trasmettere un messaggio: alcuni autori si sono spinti sino a far immedesimare il pubblico nelle vicende raccontate! Ne sono una prova gli occhi lucidi, il groppo in gola e le fragorose risate percepite da tutti noi durante l’ascolto delle poesie di Giovanni Peretti, di Paolo Piani, di Paolo Valli, di Dora Pozzi, di Marina Riva, di Elisabetta Pruneri…

L’estro dei poeti ha toccato il tema struggente, disincantato o giocoso del ricordo, espresso in ogni forma e aspetto: quello del lavoro (i picapreda del granito di S. Fedelino), delle tradizioni (la lavorazione delle castagne) dell’amore, della morte, dell’infanzia con le suore…un piccolo mondo interiore raccontato “senza filtri, abiti, medaglie e fallimenti, per arrivare al midollo di come siamo”: sono i versi più che calzanti della poesia di Roberto Nussio di Brusio ad esprimere tutto il senso di questo concorso, apprezzatissimo dalla gente.

L’organizzazione è stata larga di riconoscimenti, come sempre, per dare il giusto risalto a un lavoro non solo di composizione, ma anche di conservazione linguistica. Oltre ai primi tre classificati (Natalina Pini di Grosio, Giovanni Peretti in dialetto ogolino, Paolo Piani di Albosaggia), sono stati assegnati diversi premi speciali in omaggio alla struttura metrica, alla musicalità, all’intreccio, all’ironia, alla ricercatezza della terminologia. Il saluto particolare del sindaco Grassi è andato al camuno Giancarlo Maculotti, autore di un testo quanto mai attuale sull’incontro – o meglio, sulla relazione – tra vallate alpine (nato dall’esperienza con il movimento “Le montagne si parlano”).
Ospiti sempre gradite le nonnine della casa di riposo di Ponte in Valtellina, accompagnate dall’educatrice Patrizia: anche per loro una poesia che affonda nel ricordo del giorno di S. Martino, che per antica tradizione era destinato al pagamento dei debiti. La serata è stata dedicata alla nonnina Maria Petruzio, mancata pochissimo tempo fa e grande appassionata di dialetto.
Molto apprezzati anche gli intermezzi musicali del coro Stelvio diretto da Matteo Bertolina e il breve sketch teatrale della compagnia “Barfi & Friends” di Baruffini diretta da Fulvio Schiano, che ci ha proiettato con gradevole ironia all’epoca del ventennio fascista. Tutti i partecipanti sono stati omaggiati con un tacuin realizzato da Giorgio Sozzani, mentre il premio finale (una scultura in legno che raffigura un libro aperto) è stata scolpita dal giovane “furicc” Giovanni Andreola.

Anna © Lanfranchi

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