CARLO FOPPOLI, ANGELO UMILTÀ E PIETRO PEDRANZINI: PROTAGONISTI DELLA NOSTRA STORIA

2
min di lettura

CARLO FOPPOLI, ANGELO UMILTÀ E PIETRO PEDRANZINI: PROTAGONISTI DELLA NOSTRA STORIA

Mer, 10/08/2016 - 21:20
Pubblicato in:
Di loro si è parlato nel corso di un interessante incontro a Palazzo De Simoni

A dispetto del tempo trascorso e degli avvenimenti ormai datati il Risorgimento valtellinese continua a far parlare di sé, probabilmente perché – come ha ben sottolineato Leo Schena – gli ammirevoli ideali che stavano alla base delle lotte risorgimentali sono stati recuperati in questi ultimi decenni grazie all’interessamento delle cariche istituzionali, in primis la Presidenza della Repubblica, che hanno consentito il superamento di un pensiero di stampo gramsciano che tendeva a considerare il Risorgimento come una rivoluzione “da salotto”.
In Stua Granda a Bormio, dunque, martedì 9 agosto 2016 si è tenuta una tavola rotonda che ha messo a confronto tre figure di spicco protagoniste delle guerre di indipendenza in ambito valtellinese: Carlo Foppoli, Angelo Umiltà e Pietro Pedranzini, tratteggiate rispettivamente da Paola Rainoldi, Cristina Pedrana Proh e Leo Schena.

Paola Rainoldi, autrice del volume “Oro ed olio di noce”, ripercorre le vicende del medico e patriota Carlo Foppoli che si arruolò volontario nelle truppe dei Cacciatori delle Alpi e visse in prima persona le vicende dal 1848 in avanti, pur con ampi intermezzi di viaggi – un po’ indotti dal pericolo di arresto e un po’ cercati per placare la sua indole irrequieta – che lo portarono spesso lontano da casa. Nonostante le grandi distanze che lo separavano dalla terra d’origine (tra le sue mete, infatti, si annoverano l’Oceania e l’America) egli seppe mantenerne sempre vivo il legame e contribuire fattivamente ai disegni si preparavano dai patrioti per il futuro dell’Italia. Durante il suo soggiorno in America non solo Carlo si occupava di finanziare e sostenere economicamente Garibaldi, ma riusciva anche ad intrecciare rapporti fecondi con la comunità americana: valga per tutti l’esempio della poetessa Emily Dickinson che – influenzata certamente da Carlo – compose l’unica poesia dedicata all’Italia di tutta la sua produzione artistica. Il racconto di Paola Rainoldi si dipana tra le cronache di guerra sulla linea Stelvio-Tonale ed annotazioni decisamente intimistiche riguardanti i volontari combattenti, come ad esempio l’appunto ritrovato all’interno di un registro mantovano sul pianto a cui si era lasciato andare il garibaldino Cesare Foppoli (parente della relatrice) al termine della guerra; il tutto completato dalle immagine fortemente evocative del pittore Girolamo Induno che partecipò in prima persona ai moti risorgimentali.

Una figura altrettanto idealista traspare dalla narrazione di Cristina Pedrana, volta a delineare brevemente il garibaldino Angelo Umiltà che fissò la sua esperienza di volontario in un volume pubblicato nel 1866 al termine della III guerra di indipendenza, con l’intento dichiarato di far conoscere la Valtellina.
L’opera, in realtà, non si esaurisce in un semplice trattato delle vicende risorgimentali, ma rappresenta lo spunto per effettuare digressioni di carattere sociale, civile ed economico che anche al giorno d’oggi risultano sorprendentemente attuali, senza tralasciare cenni di autocritica rispetto al suo percorso di volontario: giunge infatti a dichiarare “inutile” la guerra e tutte le esercitazioni previste dal sistema militare, certamente influenzato dalle pessime capacità dimostrate dalle autorità militari durante le guerre di indipendenza. Non mancano episodi di dissacrante sarcasmo, come la rievocazione della sconfitta navale di Lissa (con tanto di barchette di carta!!!) sulle placide acque del laghetto di Fraele, ove era stazionato con i compagni: un’ulteriore conferma dell’inettitudine dimostrata dagli alti comandi e soprattutto dalla politica e dalla diplomazia. Un personaggio a tutto tondo, un fustigatore del malcostume, della corruzione e delle ruberie, un acuto precursore dei tempi (come ben dimostra la sua opera del 1878 “Camorra e Mafia”) ed infine un estimatore sincero di Garibaldi e dei volontari garibaldini, tra cui non manca di citare Pietro Pedranzini.

Proprio di quest’ultimo, nome celebre ed insigne per tutti i Bormiesi, Leo Schena si incarica di illustrare per sommi capi la sua ormai notoria impresa compiuta nel 1859 quando, scavalcando in direzione sud-nord il passo che oggi porta il suo nome, si gettò in solitaria discesa contro un manipolo di austriaci e – con un po’ di audacia mista a fortuna – riuscì a disarmarli e farli prigionieri. Anche il Pedranzini rievocò il suo passato garibaldino in un libro di Memorie, all’interno del quale la descrizione delle operazioni militari si fonde con squarci pittoreschi e colorati di vita civile, il che contribuisce a rendere quest’opera un documento di straordinario interesse storiografico ed umano.

Il volume, contenente sia le Memorie del Pedranzini sia il diario di Angelo Umiltà, è disponibile presso il Centro Studi Storici Alta Valtellina (via Roma 1 c/o Comunità Montana Alta Valtellina).

Anna